Sofia Goggia è stata dimessa dalla Clinica La Madonnina di Milano. La campionessa olimpica di Discesa, a cui è stata diagnosticata dai dottori Herbert Schoenhuber e Andrea Panzeri della Commissione Medica FISI la frattura del piatto tibiale laterale del ginocchio destro, è già rientrata nella sua casa di Bergamo e sin da domani comincerà la rieducazione in vista del pieno recupero fisico.

“Provo un enorme dispiacere nel non correre i Mondiali e difendere i colori della mia Nazione, però le cose stanno così e vanno accettate – ha dichiarato Sofia all’uscita dall’ospedale -. Lavorerò per tornare in pista nelle migliori condizioni, nei prossimi due mesi penserò esclusivamente al recupero, non mi spaventano i dolori fisici. Mi sono arrivati tantissimi messaggi di affetto e ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto, non posso fisicamente rispondere a tutti ma sono nel mio cuore”.

Ecco il suo messaggio sui social media:

“Dopo trenta ore credo di avere finito le lacrime ma il tremendo dolore, misto all’enorme dispiacere, rimane dentro di me forte, fortissimo, assieme a un cuore che continua a dimenarsi, urlando e gridando tacitamente.

Sono le urla e quella sensazione di impotenza a bordo pista quando ho capito che la stagione era finita, la nostalgia delle cose che se ne vanno provata mentre scendevo in motoslitta, è lo sguardo del mio skiman che non riuscivo a sostenere pensando al sogno spezzato ma è anche l’amore delle mie compagne quando mi hanno circondata in un sincero abbraccio di gruppo (❣️) nella reception dell’hotel prima che tornassi in Italia: prendo tutto e lo porto con me.

Le cose vanno come devono andare per destino, coincidenze e scelte; voglio pensare che nulla, nulla accada mai per caso e che tutto contribuisca al compimento del disegno di ognuno di noi: è sempre stato così, e lo sarà ancora.

In quell’ottica fino a ieri c’erano i Mondiali: mi sento a pezzi.

Ma ora quella specula altro non fa che ricordarmi che è solo guardando in là, alzando lo sguardo, focalizzando le cose oltre la nostra visuale che si può vivere, e per quanto io sia lontana fisicamente da quello che può inquadrare quell’obbiettivo, cerco di metterlo a fuoco e di inseguirlo.
Per ripartire.
Per continuare imperterrita nel percorso.
Per andare avanti. Perché bisogna farlo.
Usque ad finem.
Ci vuole coraggio, e ora è necessario metterlo in campo”.

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